
Datasheet
- Produttore
- Deep Silver
- Sviluppatore
- Techland
- Genere
- Azione
- PEGI
- 18+
- Distributore Italiano
- KOCH Media
- Data di uscita
- 9/9/2011
- Lingua
- Testi in italiano
- Giocatori
- 1-4
- Prezzo
- € 69,99
Hardware
Multiplayer
Modus Operandi
Link
L’altra faccia dello zombieludo
Stanchi di titoli sugli zombie? Perché, fin quando han qualcosa da dire?
Gli zombie lasciati liberi di prosperare in un mondo free-roaming non se li inventa di certo Techland con Dead Island. Pescando velocemente nel taccuino della memoria, troviamo annotati infatti i due Dead Rising, Undead Nightmare, una valanga di mod per i vari Grand Theft Auto PC, The Zombie Island of Dr. Ned, il promettente Dead State e anche qualche variante MMO e browser game. E se andiamo a pescare tra i titoli che ti sbattono faccia a faccia con l’orrore della non-morte, in soggettiva, non finiamo più. Eppure, di posto all’inferno, per un progetto come quello del team polacco ce n’è ancora parecchio, visto che sembra possedere caratteristiche in grado di renderlo un’esperienza peculiare. Un’esperienza che a una nuova prova sul campo, dopo quella avvenuta presso gli uffici di Deep Silver, a Monaco di Baviera, e all’appena trascorso E3 2011, sembra confermarsi di grande interesse per chiunque non possa resistere al fascino dei cadaveri cannibali.
CONTRO L’APOCALISSE
A un recente evento milanese (di cui trovate alcune nostre foto qui, e anche in qualche altro sito con poco senso dell’etica professionale), Dead Island ci è stato dato in pasto in due forme. La prima era quella già conosciuta qualche settimana fa a Los Angeles: una missione cooperativa, giocata in quattro, che ci vedeva in giro per una cittadina disastrata con lo scopo di appendere dei manifesti grazie a cui avvisare eventuali altri sopravvissuti che nella chiesa lì nei paraggi potevano ritrovare amici e parenti. La seconda era una breve sessione in singolo. Fin troppo breve, a dire il vero, ma utile comunque per ricavarci almeno un paio di validi indizi aggiuntivi. Entrambe erano accomunate da una costante: abbiamo giocato nei panni di Xiai Mei, uno dei quattro eroi controllabili, una ragazza dotata di una costituzione fisica poco resistente ma assai scattante e con una predilezione per le armi da taglio.

Che si viva da soli o in compagnia, la condizione di sopravvissuto a Banoi, l’isola in cui è ambientato il gioco, riesce a catturare in maniera decisamente pregnante quarant’anni e passa di topoi cinematografici in materia: in Dead Island ci si sente insomma in un film di George Romero, di Lucio Fulci e a volte in uno di Zack Snyder e Juan Carlos Fresnadillo. Gli ampi settori di territorio che è possibile esplorare liberamente, proprio come un free-roaming, restituiscono molto bene, difatti, il tipico clima di civiltà sopra cui è passato lo schiacciasassi di una catastrofe devastante, ancora più terribile perché di causa ignota (quantomeno nelle fasi che abbiamo giocato noi) e in grado di corrompere con i semi marcescenti del male quel che resta del quotidiano. Anche quando si sta sotto il sole a picco, in una spiaggia dalla sabbia dorata e l’acqua trasparante, come quando dovevamo cavarcela da soli. Dapprima chiusi in una capanna assieme ad altra gente, abbiamo difatti vissuto un convincente stato di panico, di perdita totale di riferimenti, di precarietà e impotenza, che è poi esploso una volta all'aria aperta, di fronte all'oceano, grazie anche all’ottimo taglio delle sequenze narrative in prima persona usate per descrivere gli snodi della storia.