Kobe Bryant!!!!
Gara 4 Lakers–Suns: KOBE, KOBE, KOBE!
01.05.2006. 11:10
7.9 secondi al termine del quarto quarto, Phoenix avanti 90-88 e palla in mano. Diaw è pronto per la rimessa e consegna il pallone al miglior tiratore di liberi della squadra, Steve Nash. Basta tenere il possesso della sfera, la partita è quasi vinta. Non se però giochi contro i Lakers, non se li allena uno dei più grandi coach della storia, non se in campo c’è l’erede designato di MJ. “Smush” Parker, fino ad allora in difficoltà in difesa nella serie su Nash, ruba palla a Steve, misteriosamente scivolato, e passa a George che conduce il contropiede servendo Kobe Bryant, che penetra dall’ala destra, si fa beffe semplicemente del miglior difensore avversario, Raja Bell, e con un semi-gancio arcobaleno la mette evitando la stoppata di Diaw: OVERTIME ALLO STAPLES CENTER.
I Lakers si erano portati a -2 grazie ad una tripla incredibile di Parker, che fino ad allora aveva messo a segno 1 solo canestro su 11 tentativi.
Tempo supplementare, Bryant attacca il canestro e mette il lay-up del -1, 97-98; rimessa per Nash, il quale, raddoppiato da Odom e Walton, non potendo chiamare time-out, si rifugia nella palla contesa a 6.1 secondi dalla fine, vinta facilmente dal figlio del grande Bill (visto dal vivo a Las Vegas, veramente grosso...). Gli dei del basket sono con Kobe perchè la palla, destinata ad uscire, cade nelle mani di Bryant che penetra verso l’area dei Suns, colpevolmente lasciato libero di farlo, nemmeno raddoppiato, e dai 6 metri sul post alto, invano poi marcato da Bell e Diaw, lascia partire il morbido tiro sulla sirena: CANESTRO E VITTORIA LAKERS, 99-98 e ora avanti 3-1 nella serie. Pandemonio totale a Downtown LA, con i tifosi che a gran voce hanno gridato M-V-P, non a caso, perchè a Nash verrà assegnato il titolo probabilmente già martedì sera in gara 5 a Phoenix.
“If you don’t like that, you don’t like NBA basketball”, afferma un noto telecronista sportivo americano. ”Only in the NBA”, aggiungiamo noi.
La gara finora agonisticamente più bella della serie, è stata anche quella più equilibrata, con le squadre che avevano chiuso il primo tempo sul 41 pari e il terzo quarto sul 67-64 Phoenix, con ben 12 parità e 14 cambi di conduzione della gara, con uno scarto che non ha mai superato la doppia cifra.
Nei Suns, Nash ha chiuso con 22 punti e 11 assists, ma un orrendo 9-22 dal campo. Diaw ha disputato la sua miglior gara con 21 punti 8 rimbalzi e 7 assists, ma 5 palle perse, mentre Shawn Marion registra una doppia-doppia da 20 punti e 12 rimbalzi, uscendo tuttavia per falli a 2:37 dal termine del 4° quarto.
Anche nelle cifre le due squadre si sono equivalse. La chiave della partita per LA? La difesa sul perimetro (solo 7-20 da tre per i Suns), i pochi contropiedi concessi, gli 8 assist di Kobe.
Infatti, Bryant ancora una volta si sacrifica per la squadra, elevando poi il livello di gioco solo nei finali di gara, dove il suo uno-contro-uno immarcabile, usato troppo in regular season, poteva fare e e ha fatto la differenza. Top scorer della partita è Odom. 25 punti, 8 rimbalzi, 5 assists e una serie strepitosa. Phil Jackson è riuscito dove gli altri avevano fallito: motivare Lamar, il quale sta dettando legge soprattutto in difesa, capace con le sue lunghe leve di marcare sia i lunghi che i piccoli, memore dei suoi trascorsi di playmaker alla Christ the King High School del Queens.
KB8 chiude con 24 punti e, appunto 8 assistenze, massimo nella serie, finora. Lakers meno belli ma più concreti rispetto alla partita precedente. Quando si vince non giocando benissimo, questo è un segnale...
Per i Suns ora si fa dura, solo 7 volte su 160 serie di playoffs una squadra è riuscita a rimontare e passare il turno sotto 1-3. In realtà, la serie, sia dal punto di vista tattico che morale soprattutto, è saldamente nelle mani dei Lakers. Pensavamo che l’esperienza in campo e una migliore chimica contassero più di ogni altra cosa. E invece si sta rivelando fondamentale l’esperienza del coaching staff. Phil Jackson è il vero artefice di questi successi. Sta leggendo le gare con una sagacia tattica che solo grandi coach del passato come Auerbach e Red Holzman (maestro di cach “Zen”) hanno dimostrato di avere. Ma soprattutto sta trasmettendo questo ai suoi giocatori in campo. E Kobe non è, come per incanto, più egoista, ma si sta sacrificando per il bene comune. Il basket è uno sport di squadra.
Basketnet MVP of the Game: Kobe, Kobe, Kobe! No-one but you. VF
Nella foto: Il jump shot con cui bryant ha dato la vittoria a LA... notare che manca 1" alla fine!
Gara 4 Lakers–Suns: KOBE, KOBE, KOBE!
01.05.2006. 11:10
7.9 secondi al termine del quarto quarto, Phoenix avanti 90-88 e palla in mano. Diaw è pronto per la rimessa e consegna il pallone al miglior tiratore di liberi della squadra, Steve Nash. Basta tenere il possesso della sfera, la partita è quasi vinta. Non se però giochi contro i Lakers, non se li allena uno dei più grandi coach della storia, non se in campo c’è l’erede designato di MJ. “Smush” Parker, fino ad allora in difficoltà in difesa nella serie su Nash, ruba palla a Steve, misteriosamente scivolato, e passa a George che conduce il contropiede servendo Kobe Bryant, che penetra dall’ala destra, si fa beffe semplicemente del miglior difensore avversario, Raja Bell, e con un semi-gancio arcobaleno la mette evitando la stoppata di Diaw: OVERTIME ALLO STAPLES CENTER.
I Lakers si erano portati a -2 grazie ad una tripla incredibile di Parker, che fino ad allora aveva messo a segno 1 solo canestro su 11 tentativi.
Tempo supplementare, Bryant attacca il canestro e mette il lay-up del -1, 97-98; rimessa per Nash, il quale, raddoppiato da Odom e Walton, non potendo chiamare time-out, si rifugia nella palla contesa a 6.1 secondi dalla fine, vinta facilmente dal figlio del grande Bill (visto dal vivo a Las Vegas, veramente grosso...). Gli dei del basket sono con Kobe perchè la palla, destinata ad uscire, cade nelle mani di Bryant che penetra verso l’area dei Suns, colpevolmente lasciato libero di farlo, nemmeno raddoppiato, e dai 6 metri sul post alto, invano poi marcato da Bell e Diaw, lascia partire il morbido tiro sulla sirena: CANESTRO E VITTORIA LAKERS, 99-98 e ora avanti 3-1 nella serie. Pandemonio totale a Downtown LA, con i tifosi che a gran voce hanno gridato M-V-P, non a caso, perchè a Nash verrà assegnato il titolo probabilmente già martedì sera in gara 5 a Phoenix.
“If you don’t like that, you don’t like NBA basketball”, afferma un noto telecronista sportivo americano. ”Only in the NBA”, aggiungiamo noi.
La gara finora agonisticamente più bella della serie, è stata anche quella più equilibrata, con le squadre che avevano chiuso il primo tempo sul 41 pari e il terzo quarto sul 67-64 Phoenix, con ben 12 parità e 14 cambi di conduzione della gara, con uno scarto che non ha mai superato la doppia cifra.
Nei Suns, Nash ha chiuso con 22 punti e 11 assists, ma un orrendo 9-22 dal campo. Diaw ha disputato la sua miglior gara con 21 punti 8 rimbalzi e 7 assists, ma 5 palle perse, mentre Shawn Marion registra una doppia-doppia da 20 punti e 12 rimbalzi, uscendo tuttavia per falli a 2:37 dal termine del 4° quarto.
Anche nelle cifre le due squadre si sono equivalse. La chiave della partita per LA? La difesa sul perimetro (solo 7-20 da tre per i Suns), i pochi contropiedi concessi, gli 8 assist di Kobe.
Infatti, Bryant ancora una volta si sacrifica per la squadra, elevando poi il livello di gioco solo nei finali di gara, dove il suo uno-contro-uno immarcabile, usato troppo in regular season, poteva fare e e ha fatto la differenza. Top scorer della partita è Odom. 25 punti, 8 rimbalzi, 5 assists e una serie strepitosa. Phil Jackson è riuscito dove gli altri avevano fallito: motivare Lamar, il quale sta dettando legge soprattutto in difesa, capace con le sue lunghe leve di marcare sia i lunghi che i piccoli, memore dei suoi trascorsi di playmaker alla Christ the King High School del Queens.
KB8 chiude con 24 punti e, appunto 8 assistenze, massimo nella serie, finora. Lakers meno belli ma più concreti rispetto alla partita precedente. Quando si vince non giocando benissimo, questo è un segnale...
Per i Suns ora si fa dura, solo 7 volte su 160 serie di playoffs una squadra è riuscita a rimontare e passare il turno sotto 1-3. In realtà, la serie, sia dal punto di vista tattico che morale soprattutto, è saldamente nelle mani dei Lakers. Pensavamo che l’esperienza in campo e una migliore chimica contassero più di ogni altra cosa. E invece si sta rivelando fondamentale l’esperienza del coaching staff. Phil Jackson è il vero artefice di questi successi. Sta leggendo le gare con una sagacia tattica che solo grandi coach del passato come Auerbach e Red Holzman (maestro di cach “Zen”) hanno dimostrato di avere. Ma soprattutto sta trasmettendo questo ai suoi giocatori in campo. E Kobe non è, come per incanto, più egoista, ma si sta sacrificando per il bene comune. Il basket è uno sport di squadra.
Basketnet MVP of the Game: Kobe, Kobe, Kobe! No-one but you. VF
Nella foto: Il jump shot con cui bryant ha dato la vittoria a LA... notare che manca 1" alla fine!

NON LASCIARE MAI CHE LA PAURA DI PERDERE TI IMPEDISCA DI PARTECIPARE!!!