un bell'editoriale del Giornale di Vicenza:
Gli equivoci da chiarire
A dieci giorni dal disastro arrivano le prime risposte del Paese ai timori dei veneti che si sono sentiti ignorati e abbandonati a se stessi. La rabbia crescente della quale questo giornale si è fatto interprete era figlia della sufficienza con cui l'alluvione è stata inserita nell'agenda dei media e della politica nazionale. Soprattutto ha sconcertato il confronto con le reazioni seguite ad altre vicende, in altri luoghi.
Martedì il governo ha voluto portare un messaggio attraverso la presenza di Berlusconi e Bossi. La risposta che hanno avuto è stata chiara: grazie per la visita, ma qui c'è bisogno di fatti. Ieri si è già avuta la prima conseguenza: sono stati stanziati 300 milioni di euro, ai quali andranno ad aggiungersi altri fondi non appena ci sarà una lista ufficiale e definitiva dei danni. Ora si comincia a ragionare,! fermo restando che è una cifra sufficiente a malapena per due soli tra i comuni - Vicenza e Caldogno - che hanno già ultimato la conta. Ma poiché alle parole sono seguiti i fatti, ora dobbiamo credere anche alla promessa di ulteriori e definitivi stanziamenti. Credere e controllare.
Oggi arriva il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a chiudere autorevolmente la ferita morale che si era aperta nei rapporti tra il Veneto e il resto del Paese. Vicenza ne approfitterà per ringraziarlo e spiegargli le vere ragioni di questa incomprensione. A partire da alcuni chiarimenti. Qui non siamo di fronte alle conseguenze di abusi edilizi diffusi, ma all'assenza di investimenti in opere pubbliche a protezione di aree lecitamente edificate. Il Veneto poi non è annegato in pochi millimetri d'acqua, ma sotto mezzo metro di pioggia in 24 ore più mezzo metro di neve che si è contemporaneamente sciolta. E i veneti non hanno fatto il diavolo a ! quattro perché nessuno se li filava, ma perché vogli! ono essere messi nelle condizioni di non dover chiedere aiuto. Questi equivoci hanno portato alla convinzione che queste genti adesso si siano piegate a pretendere i soldi dello Stato dopo averlo a lungo sdegnato. Non è così, nè è vero che pensano di non pagare le tasse.
Semplicemente, chiedono di poter usare una parte dei propri soldi per riprendere da subito a dare il proprio contributo alla collettività, attraverso il frutto del lavoro. È questo il senso vero del federalismo così come lo ha tratteggiato più volte il Capo dello Stato. L'alluvione è un'emergenza, e come tale richiede uno sforzo di flessibilità e innovazione. Ci sono molti modi per dare seguito a questo sforzo: ad esempio la sospensione del pagamento dell'anticipo delle tasse in scadenza il 30 novembre, il versamento della quota in una cassa ad hoc per i danni pubblici istituita dalla Regione, sono proposte e non proteste. E non hanno niente a che fare co! n secessioni o con il venir meno del patto di solidarietà tra tutti gli italiani. Il Veneto non si tirerà mai indietro: ma vorrebbe poter fare qualche passo in avanti.