
Indie Games
Independent Games Summit
Un resoconto degli interventi indie alla GDC Europe 2011.
Realtà consolidata della Game Developer Conference di San Francisco da ormai qualche tempo, l'Independent Games Summit ha quest'anno invaso anche le sale della Koelnmesse, riempiendo il calendario della prima giornata di GDC Europe 2011 con keynote, interventi, tavole rotonde, workshop e altro. In questo appuntamento speciale della nostra rubrica Indie Games vogliamo provare a fornire un resoconto degli interventi a cui abbiamo partecipato, con l'esclusione della bella conferenza di Thomas Grip di Frictional Games, su cui abbiamo già scritto in diretta da Colonia. Buona lettura!
il significato della parola “gioco”
Brandon Boyer, musicista, giornalista e skipper dell'Independent Games Festival, è intervenuto per una riflessione in parte autobiografica, nella quale ha cercato di mandare un messaggio alla platea di sviluppatori indie, intuendo fra l'altro quello che per molti versi è stato il filo conduttore della maggior parte delle conferenze. Il discorso di Boyer, per quanto farcito di metafore e voli pindarici, è stato piuttosto chiaro: niente ardite riflessioni sulla dicotomia storia/gameplay o sulla lotta fra sviluppo indie e titoli “tripla A”, solo la voglia disperata di far compiere al videogioco quel passo in più che ancora manca. Bisogna espanderne le possibilità espressive per fare in modo che sia visto e considerato come gli altri medium. “La gente apprezza la musica perché aggiunge emozione, ritmo, colore alla vita. Colpisce nei ricordi, nelle emozioni, e non c'è motivo per cui anche il videogioco non possa ambire a farlo”.
Perché questo avvenga, però, tutte le parti coinvolte devono volerlo. Deve volerlo chi crea videogiochi e ha la possibilità di mettere se stesso nelle sue realizzazioni (Boyer cita a esempio l'italianissima Molleindustria), ma deve volerlo anche chi ne fruisce, chi premia coi suoi soldi questo o quel titolo. E deve volerlo chi parla di videogiochi. Bisogna smettere di concentrarsi su clienti, utenza, statistiche, soldi, percentuali e puntare su un approccio culturale. Bisogna imparare a parlare di videogiochi nello stesso modo in cui si parla di altre forme espressive, non limitandosi a descrivere dati su un disco. E ovviamente, secondo Boyer, l'ambito indie è fondamentale, oggi più che mai, perché siamo tornati a un periodo in cui lo sviluppo indie ha preso il controllo dell'universo, un po' come ai primi tempi (in fondo Richard Garriott, in avvio, era uno sviluppatore indie). L'ambito indie può avere un contatto diretto con le persone e instaurare un legame ignoto alle grandi produzioni, esattamente come avviene nell'industria musicale o cinematografica. Ed è da lì che deve partire la rivoluzione.