Sony sopra le nuvole
Gaikai: 380 milioni di dollari probabilmente spesi bene.
Nonostante i tentativi di depistaggio, si è avverato uno dei rumor che circolavano tra quelli che contano nell’ambiente alla vigilia di E3, ovvero l’acquisizione di Gaikai, il servizio di cloud gaming di David Perry (sì, il creatore di Earthworm Jim, Messiah e MDK), da parte di uno dei big dell’intrattenimento. Sebbene si ventilasse un accordo con Samsung per consentire ai nuovi modelli di TV l’accesso al cloud per giocare, alla fine è spuntata mamma Sony ad accogliere nel suo alveo la start-up americana. Un’azienda che, a differenza di competitor come OnLive (l’altro servizio attivo negli USA), era nata già con l’intento di essere creata per poter venire venduta, dato che non poggiava su strategie di business a lungo termine (di fatto, non esiste ancora un mercato del cloud gaming) ma solo su una strabiliante tecnologia e tanti soldi spesi a farsi belli. Insomma, una strategia del tipo “o la va o la spacca”, e questa volta per Perry e soci ha spaccato di brutto.
Quali sono le implicazioni di questa mossa? Innanzitutto Sony si porta a casa, per una cifra comunque non irrisoria - va detto, un livello di tecnologia e di expertise difficili da creare ex-novo in tempo per poter essere competitivi. Ma, soprattutto, nell’ottica di una nuova generazione di piattaforme per l’intrattenimento digitale, mostra chiaramente quale sarà la sua strategia di business: un network di dispositivi connessi per giocare ovunque e in qualsiasi momento al proprio titolo preferito. Un futuro che, secondo alcuni analisti, non dovrebbe essere neppure troppo lontano e che ci si auspica possa cominciare a muovere i primi passi già con PS3. Chiaramente si tratta solo di speculazioni perché, oltre all’annuncio dell’accordo economico sono circolate solo dichiarazioni di circostanza da parte dei diretti interessati, robe del tipo “sarà una grande opportunità”. “Sony è un grande brand” e bla bla bla…
E quindi?
Dal nostro punto di vista cosa cambia? Al momento poco e niente. I servizi di cloud gaming sono ancora in una fase “sperimentale”, se così vogliamo chiamarla, dato che non hanno ancora cominciato a “scalare” (in termini di diffusione e quindi fatturati). Ma tutti sappiamo, o meglio, ci siamo fissati a credere, che il futuro sarà inevitabilmente nel cloud (dimenticandoci spesso di quanto sia fastidioso avere un accesso ai dati parziale o assente in caso di interruzione della linea...). Da questo punto di vista, il mercato dei videogiochi potrebbe passare da un modello di business basato sul singolo prodotto (inscatolato o in digital delivery) ad una formula più vicina agli abbonamenti dei gestori dei servizi di telefonia mobile, con l’indubitabile vantaggio che potrebbe bastare uno schermo qualsiasi (e una connessione abbastanza rapida) per riuscire a giocare con i propri titoli preferiti semplicemente pagando un canone periodico.
Se questo è lo scenario plausibile tra qualche anno, l’attenzione adesso si sposta sui principali competitors. Lasciando da parte Apple che, nonostante l’evidenza, continua a negare un interesse specifico per il settore dei videogiochi, sulla piazza rimangono Microsoft e Nintendo, che non possono certo restare a guardare. Sembra tuttavia molto improbabile che uno dei due colossi dell’intrattenimento possa fare avances a OnLive. Nel caso di Xbox, fin dalla nascita del progetto il focus di Microsoft era riposto nella piattaforma Live piuttosto che nei circuiti della macchina. Non ci sarebbe quindi da stupirsi se la casa di Redmond uscisse con un suo servizio sviluppato “in house”. Diverso il discorso per Nintendo, che però ama muoversi in altri ambiti, verso fasce di mercato che gli altri snobbano o di cui non si accorgono nemmeno. In quest’ottica, investire nel cloud si rivelerebbe nell’immediato una enorme perdita di tempo e di danari. Il problema, come sempre, è quello del digital divide: oggi la larghezza di banda per avere un’esperienza ottimale è difficile da garantire a tutti e in qualsiasi luogo, limitando di fatto le potenzialità del mercato.
X-factor
Troppe variabili si stanno inserendo contemporaneamente tra l’atteso annuncio delle nuove piattaforme di Microsoft e Sony e la loro materializzazione sul mercato per riuscire anche solamente a fare un pronostico. Tra i nuovi attori che hanno deciso di giocare un ruolo cruciale nel settore dell’intrattenimento digitale c’è da annoverare anche Google, con il suo Nexus 7; stando ad alcune recenti dichiarazioni del CEO di GameStop, Paul Raines, ci sarà davvero da divertirsi con i tablet, dato il rapido ciclo di consunzione e immissione di nuovi modelli. L’equazione tablet + cloud non è ancora = a nuovo mercato dei videogiochi di massa, ma potrebbe anche esserlo da qui a 5 anni. Per chi ama la tecnologia, i prossimi mesi si preannunciano davvero tra i più eccitanti di sempre. Sembra quasi di essere tornati agli inizi degli anni ’90 quando tutti parlavano di multimedialità. Nella speranza che non si riveli tutta una bolla come 20 anni fa, circondati da così tante tecnologie e opportunità per essere intrattenuti, il vero problema sarà riuscire a trovare il tempo per farlo…