
Datasheet
- Produttore
- Konami
- Sviluppatore
- Rebellion
- Genere
- Azione
- PEGI
- 18+
- Distributore Italiano
- Halifax
- Data di uscita
- 3/2/2012
- Data di uscita americana
- 31/1/2012
- Lingua
- Sottotitoli in Italiano
- Giocatori
- 1-4
Lati Positivi
- Idea di base intrigante
- ll soundtrack (se vi piacciono i Megadeth)
Lati Negativi
- Noioso e ripetitivo
- Sezioni molto frustranti
- Tecnicamente vecchiotto
Multiplayer
Modus Operandi
Rotolando verso l'oblio
Quel brutto sapore di occasione sprecata.
Noia e frustrazione sono doni che NeverDead dispensa del resto a piene mani, quando al minimo attacco perdi una gamba o un braccio o entrambi, e ti ritrovi a saltellare/strisciare verso l'arto perduto per la quarta volta in un minuto. Anche perché dove gli arti finiscano, nonostante siano evidenziati da un contorno luminoso e segnalati da appositi indicatori, non è sempre paradossalmente chiarissimo. E, ricordiamolo, quello doveva essere l'elemento più frizzante del gioco. Lo stesso tema della rigenerazione di Bryce, dell'utilizzo strategico di pozioni luminose grazie a cui l'immortale può farsi ricrescere un corpo nuovo, calato in un contesto così scialbo e ripetitivo avvizzisce in fretta, ammantato di routine: ti distruggono, corri a rigenerarti, ti ridistruggono, e via così, finché la voglia di vivere non vi separi. Soluzioni ludiche viste e riviste si affastellano per tentare di allungare il brodo in un gioco intimamente vecchio, con il serbatoio di idee troppo presto in riserva. Ogni scontro viene vissuto allo stesso modo, distruggendo prima i pod generamostri e poi ripulendo la zona dagli stessi tre tipi di nemici in croce, mentre il sopracciglio di chi impugna il pad si inarca verso l'infinito. Immersi in un caos che del meraviglioso, galvanizzante caos dei giochi Platinum, per dirne una, non ha assolutamente nulla.

DIRETTAMENTE DAL 2006
In tutto questo, non aiutano alcune scelte di design infelici o una realizzazione tecnica da generazione precedente, con livelli blandi e animazioni abbondantemente sotto la media. Un abisso dal quale Konami sarebbe potuta riemergere, forse, solo aggrappandosi al carisma dei suoi protagonisti. Perché anche nella povertà del gameplay, un gioco caciarone e ironico avrebbe avuto probabilmente un senso per una fetta di giocatori. Tra i cultori del trash, quantomeno, un protagonista in grado di inanellare battute simpatiche sarebbe riuscito a strappare un minimo di consensi. Oh, Suda51 c'ha costruito su una carriera. Ma i due protagonisti di NeverDead sono troppo impegnati a ripetere sempre e comunque le stesse frasi composte da un massimo di tre parole, ad annoiare, a svilire stereotipi. Sulla, si perdoni il termine, caratterizzazione di Arcadia caliamo il più pietoso dei veli, mentre la storia di Bryce, raccontata attraverso cutscene un po' alla volta lungo l'arco del gioco, nulla aggiunge a un personaggio appena uscito dalla catena di montaggio dei protagonisti anonimi, nonostante i suoi numeri da circo.

Sulla carta, NeverDead rappresentava per Konami una bella scommessa. L'azzardo dell'allontanarsi dal seminato per tentare qualcosa di nuovo e fresco. Ma nella realtà dei fatti, pad alla mano, NeverDead ne esce come il più ordinario dei cloni. Un gioco che, messa un attimo da parte la premessa fantasiosa, resta ancorato saldamente a schemi e idee vecchi (almeno) una generazione. Assuefatti come siamo agli action game in terza persona tutti uguali, sommersa per com'è sommersa l'industria dei videogiochi da copie carbone di Uncharted e Gears of War, avevamo sperato davvero alla vigilia che NeverDead riuscisse a stupirci. Aspettavamo un titolo che ci facesse cascare la mascella al suolo, ci son cascate solo le braccia. Fuochino.