
Trigger
Cronache di un venditore impotente
Il collezionista di videogiochi tra aste e cifre improbabili!
Questa storia inizia i primi di giugno, in concomitanza con la terza edizione di Godega Fumetti, una piccola fiera dedicata al fumetto in generale. Non avevo alcuna intenzione di spendere soldi, certo qualche manga l'avrei comprato, giusto per completare un paio di raccolte, ma speravo di cavarmela con pochi euro. Di videogiochi non volevo saperne, avevo già esaurito il monte spesa mensile e non mi sembrava il caso di sperperare denaro in vecchi titoli. In realtà, l'ultimo articolo di Alessandro Apreda, uscito proprio in quei giorni - I migliori sparatutto di sempre! - , aveva pericolosamente stuzzicato il mio ego: le foto della sua raccolta non mi avevano lasciato indifferente. Il collezionista è così, appena vede qualcuno che possiede più oggetti di lui entra in fibrillazione e tira fuori il peggio di sé: - Bah! Avrà anche più titoli di me, però guarda come li tiene... guarda com'è rovinato quello... e poi cosa ci vuole a procurarsi quell'altro... - ricordo di aver malignato, pochi minuti prima di andare a cercare su eBay i titoli che io non possedevo. Le cifre astronomiche richieste per l'acquisto degli stessi non mi hanno scoraggiato: animato da un'improvvisa urgenza di completezza, ho speso ore a cercare l'impossibile, col risultato di ottenere una lista infinita di titoli "osservati", che non saranno mai miei.
Per frenare l'ingordigia galoppante da videogioco, mi sono recato alla fiera con qualche accorgimento: portafoglio vuoto, fidanzata al seguito pronta a riportarmi alla realtà e poco tempo a disposizione. Giusto un giretto, insomma. Dopo aver attraversato i primi padiglioni, stavo dando una scorsa a un paio di bancarelle, alla ricerca dell'ultimo numero di 20th Century Boy, quando una pila di scatole di cartone, intravista in lontananza, ha rapito il mio sguardo. Sono schizzato in "modalità Warp" dall'altra parte della sala e mi sono fermato lì, dove avevo intuito esserci un piccolo tesoro: giochi del Super Famicom.
- Quanto vengono questi? - ho chiesto al venditore, senza neanche guardarlo in faccia.
- 5 euro l'uno - mi ha risposto lui.
- Compro! - ho detto io.
In trenta secondi ho speso quaranta euro, prestatimi dalla mia ragazza, per prendere otto titoli inutili, tutt'altro che integri (come di solito pretendo che siano) e di cui uno già in mio possesso (Parodius Da!). Cosa di cui mi sono reso conto, però, solo qualche ora dopo, una volta tornato a casa. In quel momento, davanti alla bancarella, ero in piena trance da acquisto smodato: otto nuovi pargoli per la mia collezione, questo era l'unico pensiero importante, accompagnato da un'allettante promessa:
- Se torni domani, - mi ha detto il venditore. - Trovi degli sparatutto per PC Engine e Mega Drive. Se poi ti interessa, ho Aldynes per TurboGrafx.
- Mio! - ho detto, cercando di mascherare l'entusiasmo.
- Ah, ok.
- Mio eh! Mettimelo da parte. Ma è nuovo?
- Sì, tranquillo.
- Prezzo?
- Sui venticinque euro…
Ho passato le ore che mi separavano dalla giornata successiva in apnea. Cercavo di immaginare quali titoli avrebbe potuto portarmi il meraviglioso venditore; godevo all'idea di un Aldynes nuovo a quel prezzo irrisorio, così lontano dai cento e passa euro richiesti per una copia integra dello stesso. Temevo, nel contempo, che se fossi arrivato in ritardo qualcuno avrebbe potuto portare via i miei adorati, e mi dicevo, perciò, che avrei dovuto recarmi alla fiera presto, molto presto, magari alle otto, un'ora prima dell'apertura, così da mettermi in fila e blindare l'ingresso. Peccato che la mattina seguente avessi prove di teatro... prove che mi avrebbero tenuto impegnato fino al pomeriggio:
- Amore... per caso, mi faresti un piacere? - ho chiesto alla mia ragazza. Era tarda notte, stavamo dormendo. O meglio, lei stava dormendo, io ero in pentola a cuocere nel mio brodo, a fuoco lento.
- Cosa?
- No dai, non posso chiedertelo.
- Su, dimmi.
- No, è che pensavo che domani ho prove, e allora devo aspettare il pomeriggio per andare alla fiera.
- E quindi?
- Speriamo che il tipo non venda i "miei" giochi, Aldynes in particolare. Cioè è prezioso eh! Non si trova in giro facilmente e non a quel prezzo... chissà, poi, se è veramente nuovo...
- Senti amore...
- Sì?
- Vuoi che vada io a prenderlo, domani mattina?
- Sicura?
- Se ci tieni...
- Ti adoro! Ah, poi ricordami di darti i soldi che mi hai prestato eh! Notte... bacino.
Mi sono voltato a pancia in giù, ma non ero ancora tranquillo. Mi tormentava l'idea che il mio amore, pur con tutto il suo buon cuore, lasciasse cadere Aldynes a terra per accidente, oppure che lo azzoppasse da qualche parte, o che una qualche calamità potesse incombere sulla fiera. Alla fine non sono riuscito a chiudere occhio.
E Berta filava...
Il giorno dopo, tra un impiccio e l'altro, ho completato i miei acquisti: Aldynes era usato, non proprio perfetto, ma comunque accettabile visto il prezzo, mentre per PC Engine e Mega Drive ho preso cinque sparatutto discreti, in ottime condizioni e sottocosto. Spesa complessiva: ottanta euro, da sommare ai quaranta del giorno prima e agli euro buttati in fumetti. Totale: una mazzata imprevista.
- Sei un folle – è stato il commento della mia ragazza. Come darle torto?
Ma la storia non finisce qui. Appena tornato a casa, ho pulito i nuovi arrivati e li ho sistemati nelle scansie apposite, poi sono andato su eBay per verificare le quotazioni di ciascuno. Volevo sapere se ci avevo guadagnato; buona parte dei titoli da me comprati era quotata tra i venticinque e i trentacinque euro:
- Non male, – ho esclamato felice. – Tesoro guarda, se li rivendessi ci guadagnerei.
La mia ragazza mi ha guardato sconsolata:
- Ma tanto tu non vendi niente...
Le sue parole non mi hanno raggiunto, ero immerso in una dimensione mai sperimentata: quella del venditore che mette all'asta i suoi giochi migliori, per guadagnare cifre astronomiche. Per la prima volta in tanti anni, mi sono chiesto quanto valesse il mio impero ludico. Certo, un'idea su quali fossero i miei titoli più costosi l'avevo, ma non mi ero mai posto il problema del valore complessivo della collezione; si trattava di un dato di cui preferivo essere all'oscuro: la cifra spesa nel tempo doveva essere elevata, molto elevata, meglio far finta di niente. Inoltre, sapere che il videogioco si deprezza con facilità, non mi invogliava a tenere un conteggio dettagliato: non è piacevole scoprire che titoli comprati a centocinquanta mila lire o a sessanta euro, oggi non valgono più niente.